Introduzione convegno ANPI
A 75 anni dal martirio del nostro concittadino sentiamo il dovere di onorarne al meglio la memoria dedicando un approfondimento della sua figura di antifascista provando a rileggere le sue scelte dopo un secolo.
Inquadriamo brevemente il suo profilo.
La storia antifascista di Roberto è profondamente legata agli ideali comunisti. Nato nel 1905, a 16 anni Berthoud aderisce al Partito Comunista, fondato a Livorno nel 1921 e ne diventa dirigente provinciale.
Nel 1931 viene arrestato, processato dal tribunale speciale e condannato a 3 anni di carcere per la sua attività contro il regime mussoliniano.
Mario Roberto (nome di battaglia “Marco”) è tra i primi organizzatori delle formazioni partigiane in Val Borbera e in Val Lemme, lavora alla costituzione dei Comitati di Liberazione locali, mantiene i contatti con le Squadre di Azione Patriottica del territorio (SAP).
Berthoud è per il CLN un “organizzatore clandestino”: si sposta fra i vari distaccamenti in montagna per consegnare i dispacci dei comandi, organizza la resistenza civile a supporto delle bande combattenti, diffonde la stampa clandestina; dopo l’eccidio della Benedicta raccoglie i fondi per i famigliari dei caduti.
Arrestato il 28/12/44, tradotto a Genova, viene torturato nella Casa dello Studente, ma non tradisce i compagni; nessun cedimento di fronte ai militi nazi-fascisti.
Muore il 29/01/45, abbandonato e senza cure in una cella del carcere genovese di Marassi.
Persona semplice, muore da patriota, forte dei propri principi che lo guidano alla costruzione di una nuova società.